I Giganti sono due alti manichini che vengono portati in giro per le strade dei paesi accompagnati da un caratteristico rullo di tamburi. I due manichini sono, generalmente, una donna bianca di nome Mata e un soldato nero, di nome Grifone. Questa tradizione è diffusa sia in Calabria, in special modo le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, sia in Sicilia, in particolare Messina, e sulla sua origine vi sono diverse teorie. Innanzitutto bisogna ricordare che la stessa usanza esiste anche in Spagna. Ciò ha fatto pensare che il rito fosse nato nel periodo della dominazione spagnola in Sicilia e Calabria. Nella nostra regione, infatti, essi rappresenterebbero la liberazione dal dominio saraceno e turco che per secoli mise a ferro e fuoco la Calabria. Il gigante nero, Grifone, rappresenterebbe il saraceno e Mata, la donna bianca, la sua preda. Molto più probabilmente, l’origine dei giganti è legata a un fatto storico risalente all’anno 1190. In quell’anno Riccardo I Re d’Inghilterra, detto Riccardo Cuor di Leone, giunse a Messina da dove avrebbe mosso la Terza Crociata. Durante la sua permanenza in terra messinese si accorse però, che i cittadini erano ancora oppressi dai greci bizantini che coprivano tutte le cariche pubbliche e dispensavano leggi a loro piacimento, leggi molto spesso impopolari, rimanendo al sicuro nella fortezza di San Salvatore, posta all’imbocco del porto. Riccardo I evitò di usare la forza, ma fece costruire un castello imponente proprio di fronte a questa fortezza. Ancora prima che fosse ultimato, il castello, venne ribattezzato dal popolo Matagriffon, da Macta (ammazza) e Griffon (ladro). La mossa di Riccardo I si dimostrò vincente, i greci bizantini, infatti, abbandonarono per sempre la città.
Legata a questa tradizione è la festa che si svolge a Tropea detta I tri da cruci. Questa festa ricorda la cacciata dei pirati turchi e saraceni ad opera di coraggiosi tropeani che in aiuto nella battaglia di Lepanto del 1571 riuscirono ad allontanarli definitivamente. La festa è caratterizzata da Giganti che girano per le vie accompagnati dal rullo di tamburi, da mercatini, bandiere e balconi addobbati. Vengono anche realizzate delle sagome di barche attrezzate con fuochi d’artificio e appese da un lato all’altro di via Borgo e che vengono poi accese offrendo uno spettacolo di luci e colori. A fine serata, poi, per farsi beffe dell’antico nemico, viene presentato un cammello di cartone (camejuzzu i focu) anch’esso imbottito di fuochi d’artificio che balla al ritmo della caricatumbula.