Il Castello Normanno-Svevo di Vibo Valentia sorge nel punto più alto della città, un punto strategico, dal quale è possibile osservare sia il mare, sia l’intera vallata intorno.
Nacque nel 1070, come semplice torre d’avvistamento voluta da Ruggero il Normanno. Con l’arrivo degli Svevi, quindi secondo la volontà di Federico II, la torre fu ampliata e fortificata e nacque così il castello vero e proprio. Esso venne ulteriormente modificato da Carlo d’Angiò nel 1289 assumendo più o meno l’aspetto che ha attualmente. Tra il XVI-XVII secolo, poi, perse quasi del tutto la sua funzione militare e assunse invece quella di abitazione nobiliare della famiglia Pignatelli. Il Castello è visitabile dai turisti e al suo interno è stato creato un ricchissimo museo, intitolato a Vito Capialbi, uno studioso e archeologo del luogo, che raccoglie i numerosissimi reperti archeologici che sono stati ritrovati nel territorio vibonese. I reperti custoditi al suo interno sono molto antichi (molti risalgono al periodo greco) ma la punta di diamante del museo è la cosiddetta laminetta aurea.
Essa è una sottile lamina d’oro risalente al V-IV secolo a.C. che si usava in Grecia per accompagnare un defunto nel suo viaggio verso l’Ade. Di lamine orfiche (così vengono anche definite) al mondo ce ne sono solo 6 e quella del Museo Vito Capialbi è una delle più complete e integre.